Guard-rail killer, Anas a processo
Gli ingegneri Luigi Tagliati e Oriele Fagioli, all'epoca dei fatti funzionari con compiti di responsabilità all'Anas dell'Emilia Romagna, sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo dal gup del tribunale di Ravenna Corrado Schiaretti. Compariranno davanti al giudice unico di Faenza il 6 maggio. L'ordinanza di rinvio a giudizio è relativa a un incidente stradale avvenuto la notte del 19 marzo 1996 lungo la circonvallazione sul sovrappasso di via Graziola. Nella sciagura morì un ventinovenne di Dozza, Tomaso Cenni: era alla guida di una Mercedes e procedeva verso Imola quando si 'infilzò' nella testata del guard-rail posto a metà fra le due carreggiate a ridosso della pericolosa immissione da via Volta. La lama penetrò nel lato sinistro nell'abitacolo, colpendo Cenni nella parte superiore del corpo. Il giovane morì sul colpo.
E' la prima volta, nel Ravennate, che dirigenti dell'Anas vengono rinviati a giudizio per rispondere di omicidio colposo in relazione a un comportamento omissivo, ovvero per non aver provveduto a mettere in atto tutti gli interventi tecnologicamente validi richiesti per la sicurezza delle strade. Premessa di questa impostazione, il fatto che l'Anas è stata considerata proprietaria della circonvallazione all'epoca dell'incidente.
Sono stati gli eredi dello sventurato automobilista, assistiti dagli avvocati Pierpaolo e Marino Mazzoli di Bologna, a stimolare la Procura ravennate a ipotizzare un concorso causale fra gli omessi interventi dei due funzionari e la sciagura mortale in cui perse la vita Cenni. In particolare si contesta una carenza di cartellonistica e un mancato intervento sul guard-rail in modo da degradarlo dall'altezza in cui si trovava (e si trova) fino al livello dell'asfalto. Tutto questo a fronte — è il caso di sottolinearlo — di una ipotesi di causa primaria nella sciagura, la velocità tenuta dall'auto. Naturalmente sul fronte difensivo si sostiene l'inesistenza di una posizione di garanzia dei funzionari Anas nei confronti degli automobilisti, nel senso di un obbligo giuridico a porre in essere interventi che vadano oltre il piano della corretta progettazione della strada e delle sue infrastrutture. C'è anche da aggiungere che fra pochi anni il reato sarà prescritto.
La sciagura costata la vita a Cenni non era la prima che accadeva in quel punto della circonvallazione di Faenza. Nell'ottobre '93, un'Alfa 164 guidata da un imprenditore forlivese, Pompeo Tomea, si schiantò su quella testata di guard-rail. L'auto si spezzò i due tronconi e Tomea riportò un gravissimo trauma alla colonna vertebrale. Altra sciagura il 4 aprile 1994: 'centrando' con una Polo lo stesso guard-rail killer, perse la vita un venticinquenne di S. Martino in Gattara.
In quegli anni, l'Anas fu ripetutamente sollecitata a intervenire per porre rimedio a una situazione fonte di troppi rischi. Scrissero all'Anas regionale il comandante della Polizia Stradale di Faenza, il responsabile del distaccamento dei vigili del fuoco e il sindaco, Enrico De Giovanni.
Pochi mesi fa la circonvallazione faentina, lunga poco più di 5 chilometri, è stata 'ceduta' dall'Anas al Comune. L'ente locale ha in progetto di installare il new jersey lungo tutta la tangenziale e di rendere più sicuri gli innesti ovest e est con grandi rotatorie. In autunno ha modificato la carreggiata in corrispondenza della testata del guard-rail: da due corsie di marcia in direzione di Bologna si è passati ad una. Lo scopo era rallentare la velocità dei veicoli all'approssimarsi dell'innesto di via Volta. Nello stesso tempo, i veicoli devono 'accostare' a destra, nell'unica corsia libera, tenendosi così a debita distanza dal guard-rail assassino alla propria sinistra.
Maurizio Marabini
http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/chan/30/13:2978076:/2002/02/01