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Sicurezza, un problema culturale (da www.bikersnws.it)
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Autore Topic: Sicurezza, un problema culturale (da www.bikersnws.it)  (Letto 5499 volte)
MadMax
Massimo Soldini
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« il: 29 Settembre 2009, 14:34:31 »

Riporto qui il testo di un interessante rifelssione, a mio avviso, di uno dei colalboratori (Come il sottoscritto) di www.bikersnews.it.

Sicuramente da leggere.

http://www.bikersnews.it/?p=5877


Sembra ironico che mentre le nostre macchine sono ormai ad un passo da Guerre Stellari, la tecnologia e la cultura che circondano il loro utilizzo sono invece rimaste al selvaggio West. Il volenteroso approccio di ogni motociclista e scooterista ai temi della sicurezza è costantemente messo in difficoltà da messaggi istituzionale e commerciali perennemente in conflitto. Casco integrale o jet? Abbigliamento tecnico intero o giacco in pelle e jeans? Preparazione fisica o no?

Negli Stati Uniti, ad esempio, uno studio della National Highway Traffic Safety Administration ha rivelato che il costante aumento di possessori di mezzi a due ruote è seguito di pari passo da un incremento dei motociclisti deceduti. E’ in questo parallelismo che dovrebbe inserirsi un rigido programma di sicurezza stradale nazionale.  Alla obbligatorietà del casco in Italia risponde una totale  disomogeneità tra gli Stati americani, meno della metà dei quali richiedono ai bikers di indossare il casco. I dati alla mano e la crescente richiesta di sicurezza degli utenti rendono quantomeno incongruenti le risposte  degli organismi preposti.  In quasi tutte le problematiche di sicurezza, tipo airbag ed altri dispositivi in auto piuttosto che protezione dai pesticidi o sicurezza nei giocattoli per bambini, le contromisure vengono prese a livello mondiale.  Ma quando si tratta di motore a due ruote non ci sono concordati standard universalmente riconosciuti ed applicati.  Ci sono Stati in cui si richiedono addirittura occhiali a protezione degli occhi quando si va in moto, ma poi è consentito sfrecciare su una Hayabusa in shorts e magliettina. Sbandierare il diritto di esercitare la libertà personale non esclude che il prezzo da pagare sia il buon senso ed una migliore qualità della vita. Ove non ci sono le leggi a garantire ciò dovrebbe intervenire l’autocontrollo ed oculate scelte personali. L’esempio degli Stati Uniti è sicuramente il più esplicativo, li dove ogni Stato decide che cosa è più appropriato per moto-motociclista. In una intervista rilasciata dal responsabile marketing Dainese, Andrea Nalesso, si evince che il paese che ha il minimo riguardo per i motociclisti sono proprio gli USA. La Germania ha introdotto la patente di guida a più livelli richiedendo qualifiche sempre maggiori al crescere della cilindrata della moto che si andrà a guidare. Non c’è una vera comunione d’intenti a prescindere dalla innata sensibilità verso coscenziose pratiche di sicurezza.

Sembrerà strano e forse anche un po’ autolesionista, ma ci sono organizzazioni per i diritti dei motociclisti che sostengono la corrente di pensiero più estrema a favore della libertà del pilota. Da questi indossare un  casco è ritenuto addirittura più pericoloso che non metterlo affatto. Il casco potrebbe causare una frattura della base del cranio o lesioni al collo a causa del colpo di frusta, o portare seri danni all’udito o alla vista. In alcuni Stati americani associazioni di motociclisti hanno espressamente chiesto al legislatore l’abrogazione delle leggi sull’obbligo del casco. Il punto è che queste persone non dichiarano di  essere  contro la sicurezza del motociclista, ma evitano di considerare gli elementi che sostanzialmente rappresentano la causa e l’effetto collegate all’utilizzo del casco, ossia l’eventuale incidente e le conseguenti lesioni.

Il motivo che ha portato i giocatori di hockey, football americano e piloti di moto all’interno dei circuiti  ad indossare obbligatoriamente casco e protezioni varie per il corpo è stata la necessità di limitare i danni nei prevedibili contatti ed eventi traumatici.  E questo principio non può essere usato anche nell’utilizzo quotidiano delle due ruote, li dove i dati parlano di una percentuale di incidenti molto più alta che nelle pratiche sportive?

In sostanza alcuni motociclisti preferiscono il fattore rischio sperando sempre di farla franca, altri preferiscono una seria legislazione sulla sicurezza e intanto cercano di annullare quel fattore rischio.In Europa si iniziò così a studiare i rapporti causa-effetto con dei costanti rapporti sui fattori di causa degli incidenti motociclisti e l’identificazione delle contromisure. Dal 2006 anche negli USA si è intrapresa una strada simile con un finanziamento di 2.5 milioni di dollari che sommati ai 3 donati dalle associazioni di motociclisti hanno raggiunto circa la metà dell’importo preventivato per far partire lo studio. Risultato? Tutto inutile.

Ad oggi i livelli di sicurezza di un motociclista sono lasciati alla coscienza dello stesso e ai prodotti messi sul mercato dalle case specializzate nel settore. Tra il pilota e il marchio c’è il posto lasciato ancora vacantre dallo Stato.

 

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« Risposta #1 il: 07 Ottobre 2009, 22:52:55 »

Vedi io sono uno di quelli convinti che ognuno, ogni singola persona, dovrebbe usare la testa nel miglior modo possibile.
Una legge dello Stato che debba imporre l'uso del casco o delle cinture a mio parere è una sconfitta della società. Significa che se noi non riusciamo a far CAPIRE alle persone concetti così banali, neanche la legge sarà efficace.

Infatti in Italia vediamo un sacco di gente seduta SOPRA le cinture (per non sentire il "bip" di avviso della macchina) o che porta il casco in modo scorretto. Semplicemente perchè non hanno capito un cazzo, anzi sono quasi orgogliosi di aver "eluso" una regola o un meccanismo.

Ora, dato che a mio parere il quoziente intellettivo medio delle persone è elevato, altrimenti ad esempio la stragrande maggioranza di noi non sarebbe in grado di mandare un SMS, il problema è altrove: non è vero che la gente non sa o non capisce. Probabilmente le cose non sono mai state spiegate per bene, o (peggio) la gente preferisce non ragionare.

E' QUESTO il nostro vero punto debole. Ma è un problema sociale, culturale, che va molto al di là delle nostre capacità, purtroppo.

Io da parte mia rimango sempre dell'opinione che è meglio insegnare a pescare, piuttosto che regalare pesce.

Vabbè, ho scritto abbastanza cazzate in poche righe, si vede che sono stanco eh?
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« Risposta #2 il: 08 Ottobre 2009, 16:56:12 »

Vedi io sono uno di quelli convinti che ognuno, ogni singola persona, dovrebbe usare la testa nel miglior modo possibile.
Una legge dello Stato che debba imporre l'uso del casco o delle cinture a mio parere è una sconfitta della società. Significa che se noi non riusciamo a far CAPIRE alle persone concetti così banali, neanche la legge sarà efficace.

Infatti in Italia vediamo un sacco di gente seduta SOPRA le cinture (per non sentire il "bip" di avviso della macchina) o che porta il casco in modo scorretto. Semplicemente perchè non hanno capito un cazzo, anzi sono quasi orgogliosi di aver "eluso" una regola o un meccanismo.

Ora, dato che a mio parere il quoziente intellettivo medio delle persone è elevato, altrimenti ad esempio la stragrande maggioranza di noi non sarebbe in grado di mandare un SMS, il problema è altrove: non è vero che la gente non sa o non capisce. Probabilmente le cose non sono mai state spiegate per bene, o (peggio) la gente preferisce non ragionare.

E' QUESTO il nostro vero punto debole. Ma è un problema sociale, culturale, che va molto al di là delle nostre capacità, purtroppo.

Io da parte mia rimango sempre dell'opinione che è meglio insegnare a pescare, piuttosto che regalare pesce.

Vabbè, ho scritto abbastanza cazzate in poche righe, si vede che sono stanco eh?

Credo si veda invece che NON sei stanco di lottare, di credere che qualcosa può cambiare.
Ed io con te.
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« Risposta #3 il: 28 Febbraio 2010, 17:30:37 »

Credo che si stiano facendo piccoli progressi in termini di cultura della sicurezza su due ruote in Italia. Certo siamo ancora indietro, ma sono fiducioso. Penso agli sforzi della FMI per organizzare prove pratiche di guida per i ragazzi "freschi" di patentino. Se ne organizzano sempre di più. Genitori, ragazzi e professori si dichiarano soddisfatti...c'è da fare molto ancora. Senz'altro...
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« Risposta #4 il: 02 Marzo 2010, 17:01:39 »

Vero. Così com'è vero che questi pur piccoli progressi sono fatti NONOSTANTE gli "sforzi" del legislatore e dei nostri politici...
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« Risposta #5 il: 03 Marzo 2010, 12:41:53 »

Caro LDX penso che sei molto ottimista circa il livello intellettivo medio: una cosa è saper fare i furbi (beep cinture, casco finto-allacciato, ...) altro è poter (avere la cultura per) capire a cosa servono casco e cinture.

Ho visto una madre in auto sul sedile passeggero tenere il bimbo piccolo tra se e la cintura :-0 , le ho detto che è pericolosissimo e mi ha risposto "lo so", quando ho provato a spiegarle che lo stava usando come cuscino per non rompersi lei le costole, mi ha risposto che esageravo.
Perfettamente in linea con chi afferma che i manichini dei crash test si rompono perchè, a differenza degli umani, non possono parar l'urto con le mani.

Direi che questa dilagante "cultura apparente" deve essere uno degli obiettivi primari per poter diffondere sicurezza.
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« Risposta #6 il: 03 Marzo 2010, 17:17:54 »

Vedi io sono uno di quelli convinti che ognuno, ogni singola persona, dovrebbe usare la testa nel miglior modo possibile.
Una legge dello Stato che debba imporre l'uso del casco o delle cinture a mio parere è una sconfitta della società. Significa che se noi non riusciamo a far CAPIRE alle persone concetti così banali, neanche la legge sarà efficace.

Infatti in Italia vediamo un sacco di gente seduta SOPRA le cinture (per non sentire il "bip" di avviso della macchina) o che porta il casco in modo scorretto. Semplicemente perchè non hanno capito un cazzo, anzi sono quasi orgogliosi di aver "eluso" una regola o un meccanismo.

Ora, dato che a mio parere il quoziente intellettivo medio delle persone è elevato, altrimenti ad esempio la stragrande maggioranza di noi non sarebbe in grado di mandare un SMS, il problema è altrove: non è vero che la gente non sa o non capisce. Probabilmente le cose non sono mai state spiegate per bene, o (peggio) la gente preferisce non ragionare.

E' QUESTO il nostro vero punto debole. Ma è un problema sociale, culturale, che va molto al di là delle nostre capacità, purtroppo.

Io da parte mia rimango sempre dell'opinione che è meglio insegnare a pescare, piuttosto che regalare pesce.

Vabbè, ho scritto abbastanza cazzate in poche righe, si vede che sono stanco eh?

condivido a pieno.L' intelligenza esiste ed è uno Strumento che noi abbiamo a disposizione, dipende da che uso ne facciamo: io posso essere intelligente a fare un calcolo e non usare questa intelligenza per picchiare un chiodo con il martello e farmi male alla mano.Allo steso modo il 60% (cifra casuale) degli italiani puo usare e capire come funziona un social network e non capire come funziona una cintura o un caso.e a mio parere è moooolto più difficile il primo che il secondo caso undecided.

La cultura non "si ha" va creata con l'intelligenza.
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