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Caschi, quanto influisce il materiale?
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Autore Topic: Caschi, quanto influisce il materiale?  (Letto 3882 volte)
cacciavite
Calmo
**
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« il: 02 Settembre 2011, 20:04:54 »

Che ne pensate?
Direi discorsi sostanzialmente sensati e corretti, ma aria fritta almeno per "noi".

Ma mi sembra che, alla fin fine, abbiano perso un'occasione per:
1) incentivare l'integrale sempre e comunque
2) marcare l'importanza di indossarlo veramente (ultimo paragrafo): su 212 morti tra gennaio e luglio 2011, 11 (5.1 %) non l'indossavano e ... 89 (42 % !!!) non hanno capito se lo indossassero o no  shocked
Di fatto il 47 % non era protetto e, forse, se la sarebbe cavata meglio.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Caschi-quanto-influisce-il-materiale-Per-lesperto-non-ce-ne-uno-migliore_312410269119.html

Caschi, quanto influisce il materiale? Per l'esperto "non ce n'è uno migliore"

Roma - (Ign) - Abs, policarbonato, fibra di carbonio o di kevlar. Qual è la più resistente? Per Riccardo Matesic, giornalista specializzato in sicurezza stradale, non si può dire che un composto sia migliore dell'altro: "Deve essere ben fatto, oggi hanno caratteristiche superiori a quelle del corpo umano, non si danneggia la testa, ma il resto sì".

Roma, 1 set. (Ign) – I motociclisti, quelli che in moto o in scooter ci vanno d'estate e d'inverno, in città o in viaggio, sanno perfettamente quanto sia importante l'utilizzo del casco. Ma tra le migliaia in commercio, è certo che la sicurezza sia sempre garantita? E soprattutto, cosa bisogna prendere in considerazione per fare la scelta corretta quando si compra un casco?

Secondo Riccardo Matesic, giornalista ed esperto di sicurezza stradale, “bisogna comprare il casco più indicato per l'uso che se ne vuole fare. Risulterebbe scomodo su uno scooter cinquanta un casco professionale da ottocento euro, così come non sarebbe indicato andare su una moto sportiva con un casco jet aperto sul viso”. La scelta in base al tipo di utilizzo, quindi, è lo step più importante. Poi “si può passare alla tipologia di materiale. Non ne esiste uno migliore. Non si può dire che il casco in fibra di carbonio o di kevlar sia migliore del casco stampato in policarbonato. L'importante è che il casco sia ben fatto”. Fermo restando che "un integrale offre più protezione di un casco aperto" e che la fibra “ha caratteristiche superiori, oramai siamo arrivati a un punto in cui le caratteristiche di un casco superano quelle del corpo umano. Probabilmente – spiega Matesic - il casco è tanto robusto che, in caso di un urto forte, cederebbe prima il corpo: non si danneggia la testa ma si danneggia il resto”.

Per questo motivo i problemi dei produttori di caschi si stanno spostando verso altre caratteristiche: il prodotto finale non dovrà essere pesante, ad esempio, e non dovrà avere un baricentro sbagliato. Non dovranno esserci problemi di vortici col vento, né di rumorosità né di appannamento della visiera. “Si sta cominciando a porre tra i produttori anche il problema dell'aria all'interno del casco per la respirazione. Deve garantire un adeguato ricircolo in ogni condizione, soprattutto nell'utilizzo con lo scooter. In motocicletta c'è abbastanza ricambio d'aria, ma andando in scooter con il parabrezza c'è meno passaggio. I produttori si stanno preoccupando di questo e in futuro, probabilmente, verrà anche normato”.

Matesic, quindi, ribadisce: “I caschi omologati sono tutti buoni, l'importante è scegliere in funzione di un prezzo minimo. Non fidarsi di caschi che costano cifre eccessivamente basse”. Ma allora perché un casco che costa meno di 50 euro passa l'omologazione? Per Matesic durante i test “c'è molto spazio per la manualità dell'operatore: se non è bravo, può inficiare la prova. Ed è molto difficile che poi un'omologazione fasulla possa emergere. Ci sono dei casi in cui sono stati allertati i laboratori che hanno rilasciato omologazioni che sono risultate non in regola dopo i controlli. La procedura è molto difficile e complessa e, soprattutto, quello che mi ha lasciato di stucco è stato scoprire che i test di controllo sulla produzione e sul rispetto dell'omologazione i costruttori se li fanno in casa”.

Proprio sul fronte dell'omologazione, nei mesi scorsi ha sollevato non poche polemiche un'indagine di Altroconsumo che ha nuovamente coinvolto, come ogni anno, una decina di produttori di caschi. L'associazione ha fatto testare i prodotti da un laboratorio indipendente e certificato, con risultati a sorpresa. Note marche sono state infatti bocciate nell'omologazione ECE R22-5 sull'assorbimento degli urti e sullo scalzamento, cioè il rischio che il casco si sfili durante l'impatto. Il risultato, inviato al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti con la richiesta di bloccare la commercializzazione dei caschi bocciati nel test, ha innescato un botta e risposta tra costruttori e associazione ma nulla di fatto sul fronte di eventuali ritiri del prodotto.

Una proposta, che non chiede il ritiro dei caschi ma propone test fatti direttamente dal ministero dei Trasporti la rilancia lo stesso Matesic: “Il dicastero, che ha due laboratori 'centro prova autoveicoli' attrezzati per fare i controlli giusti, potrebbe prelevare anonimamente dai negozi dei caschi dagli scaffali a caso e fare dei test per vedere se l'omologazione è stata rispettata. Sarebbe importante, ma la proposta si è arenata per mancanza di fondi. In realtà – dice - servirebbe la volontà per arrivare a una cosa del genere, sarebbe importante per la tranquillità di tutti”.

A proposito di utilizzo del casco, secondo i dati aggiornati della Polizia stradale sono in calo nei primi sette mesi dell'anno le multe per chi non lo utilizza. Nel periodo che va da gennaio a luglio del 2011, le infrazioni accertate sono state 4.530, contro le 5.521 dello stesso periodo del 2010. Sul fronte degli incidenti, quelli mortali nei quali sono stati coinvolti motocicli e ciclomotori sono stati 212 tra gennaio e luglio (una variazione quasi nulla rispetto ai 217 nel 2010). A perdere la vita, rileva Polstrada, sono stati 197 conducenti e 15 passeggeri. Di questi, complessivamente, 112 portavano il casco (103 conducenti e 9 passeggeri), mentre a non indossarlo sono stati appena 9 conducenti e 2 passeggeri. E' però da sottolineare che ci sono stati complessivamente 89 casi in cui non è stato possibile accertare da parte delle forze dell'ordine se chi guidasse il motoveicolo e chi era seduto dietro indossasse o no il casco.
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« Risposta #1 il: 28 Settembre 2011, 11:34:46 »

Concordo con te. Anche io avrei detto "integrale sempre e comunque", però... Vabbè.

L'ultimo paragrafo mi sembra più frutto del sistema di rilevazione che dei fatti. Probabilmente i casi "dubbi" si riferiscono alla possibilità che l'incidentato indossasse sì il casco, ma probabilmente non allacciato correttamente. E' una mia interpretazione, ovviamente.

A mio parere, e credo anche secondo te, invece, se il rilevatore vede la vittima senza casco in testa, dovrebbe annotare che non lo portava. Se invece lo portava slacciato o allacciato male (e si è sfilato durante la caduta), direi che è equivalente al "non lo indossava" (o non lo indossava correttamente, che è la stessa cosa).
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