(ASAPS) PARIGI, 4 giugno 2007 – In Francia, i motoveicoli rappresentano ancora, nel 2007, l’1% del traffico, ma purtroppo i centauri costituiscono il 17% dei morti sulla strada. Una situazione analoga a quella di molti stati occidentali, alla quale tutti (compresa l’Onu, l’Unione Europea e gli Stati Uniti) cercano in qualche modo di porre rimedio.
Secondo uno degli ultimi studi epidemiologici realizzati
in Francia dal Dipartimento Interministeriale della Sicurezza Stradale,
il conducente delle due ruote motorizzate (ciclomotore e motoveicolo),
corre il rischio di lasciare la pelle sulla strada venti volte in più rispetto ad un automobilista. Un dato agghiacciante, “una sentenza senza alcun appello” – per usare la definizione esatta attribuita da Le Figaro – emerso dall’Osservatorio interministeriale (ONISR), pubblicato giovedì scorso (31 maggio 2007).
Sono ormai 15 anni, in Francia, che la mortalità dei motard continua a crescere, in maniera proporzionale, ma, secondo gli osservatori che analizzano anche i dati esteri, il rischio che si corre in Francia è 3 volte superiore a quello di molti altri stati europei, a parità di chilometri percorsi. La Germania, è, appunto, uno di questi.
Il comportamento del motociclista sarebbe nella maggior parte dei casi la causa della letalità, visto che nel 33% degli eventi mortali non è registrata la presenza di terzi.
Di più, analizzando lo stato psicofisico delle vittime (quindi si tratta di informazioni provenienti dai tavoli autoptici), è emerso che l’
alcol ha il suo peso: il 19,3% dei motociclisti uccisi nel 2005, aveva livelli alcolemico superiori al consentito.
La ricostruzione delle dinamiche consente, dall’altra parte, di attribuire all’
eccesso di velocità un’altra fetta di responsabilità. Nel corso del 2005, per citare un dato, il 40% dei motociclisti coinvolti in sinistri stradali, circolava a velocità eccessiva e comunque non commisurata alle condizioni di strada e traffico, contro una percentuale del 20% tra gli automobilisti.
È allarme, dunque,
ma non è possibile dare tutta la colpa a loro: analogamente a quanto avviene in Italia,
sono moltissimi i motociclisti che pagano duramente il prezzo della disattenzione da parte delle altre categorie di utenti della strada: dal pedone al ciclista, dall’automobilista all’autotrasportatore.
Alla mancanza di attenzione e rispetto, gli studiosi francesi hanno dedicato una congrua parte del proprio lavoro di ricerca, riuscendo a stabilire che nel 15% di incidenti con lesioni o morte, occorsi tra un’auto ed una vettura, la causa è da ricercare nella mancanza d’attenzione da parte dell’automobilista che svolta a sinistra senza guardare.
A questo tipo di incidenti, ne vanno aggiunti tanti: il superamento del semaforo rosso, le mancate precedenze, il sorpasso vietato, l’andamento sconsiderato o distratto di chi si dimentica di essere in un contesto viario, piuttosto che in un sentiero per la passeggiata domenicale.
E allora, il dipartimento della Sicurezza Stradale (che in Italia, purtroppo, ancora ci sogniamo) ha lanciato una campagna di sensibilizzazione (alla quale seguirà, come al solito, l’attività repressiva) che ricorderà ai motociclisti le più elementari regole di sopravvivenza della categoria ed agli automobilisti che, attorno a loro, non c’è solo la carrozzeria della propria macchina.
C’è anche gente in sella, che rispetta le regole e pretende rispetto ed attenzione. Ne va della vita. Le immagini che pubblichiamo, tratte dalla campagna, parlano da sole. (ASAPS)