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Da BresciaOggi.it: Sulla moto senza un braccio: la corsa della vita non si ferma

Sulla moto senza un braccio: la corsa della vita non si ferma

Matteo Baraldi, al lavoro negli uffici della polizia locale di Sirmione, testimonial di forza e coraggio

Un drammatico incidente nel '99 non ha mai spento la sua passione e la sua vittoria è stata completa con la modifica del codice stradale

Matteo Baraldi

Provincia. Ci sono persone che diventano un esempio di forza, coraggio e amore per la vita. Persone come Matteo Baraldi, un motociclista in servizio per la polizia locale di Sirmione nonostante sia privo del braccio destro.

Classe 1977, sposato con Stefania, il protagonista di questa storia è papà di Greta, sei mesi soltanto. La sua nuova vita inizia il 6 novembre del '99. A bordo della sua moto sta percorrendo la strada tra Sirmione e Pozzolengo. La velocità è ridotta ma l'asfalto è rovinato. C'è un po' di terra e Matteo cade. E il guard rail gli taglia di netto il braccio. Un taglio quasi chirurgico, diranno i medici, fatto da una protezione piegata da un precedente incidente e mai riparata.
Lui ricorda con incredibile lucidità: «Mi sono alzato in piedi, la testa era stata protetta dal casco e non sentivo niente; solo il battito del cuore. Poi mi sono inginocchiato e ho tentato di appoggiarmi con le braccia: in quel momento ho visto che non avevo più il braccio e che intorno a me c'era un lago di sangue. Il primo a soccorrermi è stato un agricoltore: tentava di incoraggiarmi dicendo che non mi ero fatto niente. Poi solo qualche flash. Ho detto al medico dell'ospedale civile di Brescia di riattaccarmi il braccio e ricordo la sua risposta: "Servono otto ore per l'operazione, ma tu ne hai solo sei di vita"».
Matteo diede una scrollata di spalle e disse: «Lascia perdere». Oltre al braccio perso aveva le costole fratturate, un polmone bucato e fegato e rene danneggiati. «Volevo vivere - continua -, e allora ho fatto come i motociclisti: mi sono alzato e sono tornato in sella». Ha subito ripreso a lavorare. Prima è riuscito a farsi fare dal centro di riabilitazione di Vigorso di Budrio (Bologna) una protesi diventata un prototipo; poi la modifica al codice della strada con la creazione della patente A speciale.
Le prime visite mediche hanno avuto un esito negativo, e un primo appello alla Commissione regionale è stato respinto. Poi l'intervento degli esperti Italo Ricagni e Giulio Rossi, quest'ultimo designato dal Tar. Il primo gli ha detto il primo sì; il secondo ha voluto vederlo in pista. Matteo ha provato, è caduto e la sua protesi si è staccata. Nessun problema: era la prova che anche cadendo non avrebbe subito conseguenze diverse da un motociclista normale. Ha avuto una seconda possibilità andando in moto tra altre persone, e ha avuto il via libera.
Prova superata, licenza per correre conseguita. Non si è più fermato. Nel 2004 il codice della strada è stato modificato ed è nata la patente A speciale. E nel 2005 è arrivata la sua patente. Dallo stesso anno ha ripreso a correre: alla Mobil cup, al trofeo Premier Cup, al trofeo Moto d'estate e via gareggiando.
«Ascoltate la vostra voglia di vivere e il cuore - dice ai ragazzi che faticano a rialzarsi -; usate la sofferenza che provate come benzina per non fermarvi». Matteo ha un sito internet ed è alla ricerca di sponsor. Chi volesse farsi avanti può cliccare www.matteobaraldi.it o scrivere a matteo.baraldi@motociclisti-incolumi.com.

Nicola Alberti

Link all'articolo originale su BresciaOggi.it




Da Ldx, Martedě, 16 Febbraio 2010 15:47, Commenti(0)
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